Welso Giovanni
Mucci (Giòanin per gli amici) nacque a Napoli il 29 maggio del 1911
da Ranieri, abruzzese e maestro di musica nel Regio Esercito, e Domenica Boglione
di Bra. Rimase affezionato a questa cittadina tutta la vita, passandovi nell’età
matura lunghi periodi.
Da ragazzo
dovette seguire le peregrinazioni per tutta Italia del padre, fino a stabilirsi
a Torino, dove si laureò in filosofia estetica. Durante il periodo
dell’Università giocò nelle riserve della Juventus, bohémien
nel cosiddetto fascismo di sinistra. Romano Bilenchi ricorda nel suo libro
“Amici” l’epico pestaggio a cui fu sottoposto allora
con Primo Zeglio da parte di alcuni esagitati del Guf.
Fu proprio
a Torino che esordì sul “Selvaggio” di Maccari
come critico musicale (si firmava ancora Welso),e conobbe gli artisti che
rimasero i suoi amici per tutta la vita (Spazzapan, Menzio, Cremona, Rosso
e tanti altri)
Nel
1934 si trasferì a Parigi, dove aprì con il cugino Sandrino
Alberti una libreria antiquaria. Qui tennero anche mostre dei loro amici pittori
fino allo scoppio della guerra che pose fine a tutto. A Parigi poterono frequentare
le avanguardie artistiche e letterarie del tempo.
Pubblicò
in quel periodo
i suoi scritti e le poesie giovanili in brochures semiclandestine oggi introvabili.
Ma fu a Roma, nel dopoguerra, che iniziò il suo periodo creativo più
felice.
Insieme a Leonardo Sinisgalli, Nicola Ciarletta e Aldo Gaetano Ferrara fondò
la rivista bimestrale “Il Costume politico e letterario”,
dove per cinque anni raccolse le firme migliori dell’Italia letteraria
di allora.
Poi ideò
con Dora, la sua moglie-donna-compagna, le tredici superbe cartelle del “Concilium
Lithographicum”, dove alle litografie di De Chirico, Maccari, De
Pisis, Fazzini e altri erano affiancati gli scritti di Ungaretti, Palazzeschi,
Cardarelli, Sinisgalli.. Dora gliel'aveva presentata Maccari nel '39 a Roma,
e lo amò sempre, fino all'ultimo.
La moglie di
Sinisgalli, Giorgia de Cousandier, rievocherà nel 1965 in un commosso
ricordo di Mucci sulle pagine della rivista "La botte e il violino"
anche la gestazione del “Concilium” e del “Costume”.
Sempre negli
anni cinquanta venne la sua collaborazione con il ”Contemporaneo”,
la rivista politico-letteraria di ispirazione marxista diretta da Antonello
Trombadori. (Mucci aveva preso la tessera del PCI nel ’45). Diresse
anche “La Voce“ di Cuneo, e pubblicò i suoi saggi
nel volume "L'azione letteraria 1."
Ma fu solo nel 1962 che una grande casa editrice, la Feltrinelli, pubblicò per la prima volta le sue poesie in “L’età della Terra”. Ne scrisse la prefazione Natalino Sapegno, e vinse il premio Chianciano ex-aequo con Andrea Zanzotto. Fu anche in Spagna a prendere contatti per il PCI con l’opposizione antifranchista, e da questo viaggio nacque uno storico numero del Contemporaneo. Sempre nel 1962 fu inviato dall’Unità al Giro d’Italia, e ne fu il cronista attento e polemico.
La sua ultima stagione iniziò
a Londra, dove si era trasferito per imparare l’inglese alla perfezione.
Ufficialmente era per poter leggere l’Ulisse di Joyce in lingua originale,
che aveva già scoperto a Torino in francese tanti anni prima. Il suo
vero sogno, però, era di andare come inviato dell'Unità a Pechino.
Aveva cominciato a coltivarlo nel ’58 a Tashkent, quando aveva partecipato
alla Conferenza degli scrittori afro-asiatici e conosciuto Nazim Hikmet, il
grande poeta turco che aveva tradotto in italiano. In quell’occasione
aveva conosciuto i compagni del Partito comunista cinese, con i quali aveva
fraternizzato.
A Londra scrisse le 200
cartelle del suo romanzo, “L’uomo di Torino”. Ci
mise sei mesi, dal 7 novembre del 1963 all’aprile seguente. A maggio
lo colse il primo infarto. Dora disse che non smise di fumare dopo questo.
Il secondo, la notte fra il 5 e il 6 settembre 1964, gli fu fatale.
Le sue opere uscirono postume,
lentamente, nell’arco di quasi quindici anni. Feltrinelli pubblicò
nel 1967 “L’uomo di Torino” e l'anno dopo la raccolta
di tutte le sue poesie "Carte in tavola". Nel 1973 uscirono
le sue "Carte di un italiano dell'11", e l’antologia dei suoi
saggi filosofici e letterari curata da Mario Lunetta fu pubblicata nel 1977
con il titolo “L’azione letteraria”. Poi più
nulla fino al 2009, quando uscì una plaquette con una scelta
delle sue poesie a cura di Massimo Raffaeli.
Lo conobbe e lo apprezzò praticamente tutta la critica militante italiana del ‘900, dalla quale non ricevette quasi mai stroncature, anche se lui invece non le risparmiò. Clamorose furono quelle di Louis Aragon che lodava il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e del Dottor Zivago di Pasternak. Nel 2008 gli fu conferito, postumo, il premio letterario Feronia.
Dora
e Mucci alla conferenza degli scrittori afro-asiatici a Taskent
Mucci inviato speciale dell'Unità al Giro d'Italia nel 1962